Ammettere che oggi le storie siano un must have per qualsiasi brand che decida di creare una propria identità e promuovere anche il suo Family Day, sfruttando questa strategia, non significa che il brand marketing tradizionale, molto usato nei primi anni del duemila, sia inutile. Affermarlo, equivarrebbe a dire il falso, perché molte aziende sfruttano ancora il classico marketing e ne è la prova il recente scandalo sullo sfruttamento del lavoro minorile da parte del noto brand Nike, il quale, grazie a questo, corre invece ancora più velocemente di prima.
È tuttavia innegabile che oggi il marketing sia cambiato e per questo motivo i brand abbiano una forte esigenza di avere qualcosa di meno sfuggente di uno slogan, di un logo elegante o di uno spot invadente e assordante, lanciato in qualsiasi ora della giornata. Per queste esigenze sempre più lampanti è necessario un marketing creativo, che sia capace di creare empatia con i potenziali clienti e di coinvolgerli, facendoli sentire parte del marchio stesso, come se fossero dei collaboratori che danno opinioni e come se facessero parte dell’azienda:
Parliamo delle storie o racconti, come le chiama Andrea Fontana.
Le stories non devono però essere banalizzate e considerate delle storielle inventate, senza fondamento e quindi come considerate fossero mere bugie, perché stavolta la parola “storia” è usata in un’accezione del tutto positiva.
Oggi, più di prima, le aziende non possono assolutamente permettersi di raccontare banali storielle inventate e senza fondamento, poiché le notizie viaggiano velocemente, di più rispetto a prima e loro, inoltre, non sono gli unici narratori della loro stesse storie. Oggi è molto facile che da più parti le notizie siano smentite o confermate, pertanto occorre essere chiari e onesti.
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Le persone non comprano il brand ma storie e magia
Oggi la storia che un brand racconta ha molto più valore rispetto al prodotto o servizio che essa propone. L’idea del potenziale cliente decide di convertirsi affidando la sua fiducia a un brand, in base alle sue caratteristiche e qualità tecniche, è un concetto che appartiene al passato.
Attualmente le persone consumano prodotti che sono stati capaci di raccontare loro storia e di emozionarli
Per questo motivo i pubblicitari, i consulenti, i creativi e i responsabili di marketing, chiusi nelle loro sale riunioni si spaccano la testa per ore nel tentativo di comprendere come trasformare una bella immagine, sfavillante ma pure sempre finta, in una storia interessante, ma soprattutto credibile. Deve trattarsi di una storia che sia appassionante da raccontare e da “far vivere” alle persone, le quali non aspettano altro che di provare emozioni e di essere coinvolte.
Il brand deve raccontare la sua storia
Il brand pertanto deve sapere raccontare la sua storia, deve emozionare i potenziali acquirenti, i quali hanno fame di emozioni e non di prodotti: oggi occorre conquistare il cuore e la mente del cliente per farlo innamorare, soprattutto nell’era dell’experience economy.
Le persone quindi non acquistano meri prodotti ma comprano le emozioni che un’azienda fornisce loro attraverso la narrazione delle storie rappresentate da questi beni. Alle persone il prodotto interessa in modo marginale, loro cercano il mito, l’archetipo che è simboleggiato dal marchio stesso.
Le storie dei nonni
Prendi ad esempio le storie raccontate dai nonni, avevano un fascino enorme ed erano tramandate di generazione in generazione; oggi invece questo compito spetta ai social, dove le persone si incontrano, si relazionano e fanno circolare le informazioni.
Jay Baer, esperto di content marketing, afferma che il contenuto è il re, mentre i social media sono la benzina: ti parlo di racconti che sono capiti da chi ascolta attraverso un legame empatico.
Era il 1971, in Italia il 1987, quando venne lanciata l’idea della “mucca viola” della Milka, da Seth Godin: non tutti erano d’accordo con questa idea eppure si rivelò un trionfo, perché per le persone quel prodotto aveva il gusto della magia (trovi il libro qui).
Le storytelling, la narrazione del momento
Le storytelling sono uno dei tag del momento, si tratta di una parola citata in tantissime occasioni, sebbene a volte persino a sproposito; ma poco conta, perché anche questo è un forte segnale del fatto che sia diventata una componente stabile e molto importante dell’attuale strategia comunicativa delle imprese, ma non solo.
La storytelling deve usare una comunicazione che abbia usi e origini molto radicati che in questo momento sono stati riscoperti dagli operatori e dai creativi del settore marketing.
Parlare di storytelling significa infatti alludere a un modo di narrare rigorosamente attuale, ma occorre specificare che l’uomo è un essere narrativo che racconta, condivide emozioni, paure e informazioni sin dai tempi antichi.
Le storie e le leggende narrate dai popoli nel tempo seguono sempre la stessa struttura narrativa e uno schema che fa parte dell’io interiore umano.
È scattata un po’ ovunque la corsa alla creazione di campagne e comunicazione basata sulle storytelling e per crearne una che sia efficace, è necessario che siano presenti più componenti narrative che difficilmente si trovano in un solo professionista.
Schema narrativo canonico
Alcune conoscenze sono però fondamentali e indispensabili e occorre possederle: parlo, ad esempio, di quello che riguarda gli elementi costitutivi del racconto, ovvero il cosiddetto schema narrativo canonico, del quale fanno parte:
- Il protagonista che è il soggetto principale della storia: egli cerca se stesso o prova a raggiungere un obiettivo;
- L’impresa che concerne la serie di grandiose gesta che il protagonista-eroe compirà per ritrovarsi o per raggiungere il suo scopo;
- L’avversario che è invece colui che fa di tutto affinché il protagonista non riesca nella sua mission;
- Il conflitto che è la lotta che si crea tra questi due soggetti;
- Il tesoro che è la meta, l’obiettivo da raggiungere;
- I traumi che sono degli eventi, delle violenze o delle casualità dai quali il protagonista dovrà riprendersi e reagire;
- Gli oggetti magici e gli aiutanti che sono oggetti o soggetti o eventi che supportano il protagonista nella realizzazione dell’impresa;
- L’ambientazione che è il contesto nel quale si svolge l’evento;
- Le nozze finali che sono infine il coronamento degli sforzi del protagonista.
I marketer, pertanto, si trovano in mano tanti interessanti elementi, i quali altro non sono che quelli che stanno alla base dei miti, delle leggende, delle fiabe, dei film e dei romanzi storici e con essi possono creare qualcosa di davvero molto potente e magico per il pubblico di riferimento.